Tornare a sentire quel profumo, quel sapore, che ci riporta indietro nel tempo e che ci fa sentire a casa ovunque noi siamo.

martedì 29 dicembre 2015

Crescia fogliata, sfojata, lu rocciu ,torcigliò; ricetta dolce di Natale delle Marche


Questo è un dolce  delle Marche, tipico del periodo natalizio.


Leggendo gli ingredienti molti penseranno che è uno strudel o una gubana....ma la crescia sfogliata ha una sua identità, più povera negli ingredienti, rispetto ai dolci menzionati, ma ugualmente gustosa e deliziosa.
Specialità di Fiuminata, piccola frazione dell'Alta Valle del Potenza dove ogni anno nel mese di agosto, viene organizzata a Pontile di Fiuminata, la festa della crescia fogliata.
La ricetta  della tradizione vuole una pasta fine e friabilissima, che viene stesa sottilissima sopra un canovaccio, rigorosamente  di lino; si distribuisce su tutta la superficie il ripieno, fatto di mele uvetta frutta secca, zucchero, ma volendo anche sapa e poi a chi piace il cacao o la marmellata,  e ci si aiuta con il canovaccio per creare un rotolo che poi va avvolto a spirale, spennelato con un tuorlo sbattutto e uno spolvero di zucchero.
Io vi propongo la mia versione creata mettendo insieme la crescia sfojata della tradizione fabrianese, lu torcigliò di mia nonna, tipico dell'entroterra maceratese e qualche suggerimento; comunque ogni casa ha la sua ricetta, la sua crescia.




Per la pasta

  • 300 farina 0 di media forza
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 75 g di olio
  • 150 g di acqua bollente

Preparazione
mescolare in una ciotola la farina con lo zucchero, uniamo l'olio e poi l'acqua bollente piano piano, lavoriamo con un mestolo sino  ad ottenere un impasto morbido, copriamo con pellicola e lasciamo riposare almeno per 30 minuti.

Per il ripieno che va fatto il giorno precedente

  • 400 g mele tagliate finemente
  • 150 g uvetta
  • 30 g di sapa
  • 100 g di zucchero
  • 100 di mandorle tostate
  • 100 g di noci
  • 50 g di  fichi secchi
  • scorza grattugiata di un limone bio
  • succo 1/2 limone
Preparazione
Mettete l'uvetta in ammollo con la sapa.
Sbucciate le mele e tagliatele a fettine sottili, tagliate i fichi a pezzetti piccoli.
Unite tutti gli ingredienti in una ciotola, irrorate con il succo di limone e lasciate riposare in frigo per tutta la notte.
Stendere l'impasto in una sfoglia il più sottile possibile, fatelo sopra una tovaglia leggermente infarinata, tenderà a rompersi facilmente ma non vi preoccupate potrete sempre fare dei "rattoppi".
Distribuite il ripieno in modo uniforme e poi con l'aiuto della tovaglia arrotolate sino a formare un unico rotolo che poi chiuderete formando una spirale.
Spennellate la superficie con tuorlo leggermente sbattuto e mettete un po' di zucchero.




Cuocere in forno  preriscaldato a 180° sino a che la pasta non assume una colorazione dorata, se volete una volta fredda potete aggiungere dello zucchero a velo.

Fonti:
"Le Marche nel bicchiere"
"La crescia Fojata" Ugo Bellesi Accademia della cucina italiana

venerdì 27 novembre 2015

Pappafrullo e Olio Clara ( focaccia marchigiana con erbe spontanee)


Le Marche sono un plurale
“Se si volesse stabilire qual è il paesaggio italiano più tipico, bisognerebbe indicare le Marche… L’Italia, nel suo insieme è una specie di prisma nel quale sembrano riflettere tutti i paesaggi della Terra, facendo atto di presenza in proporzioni modeste e armonizzandosi l’un l’altro. L’Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia” 
(Guido Piovene, Viaggio in Italia)

Mentre ascoltavo Daniele che  parlava  del suo prodotto, Olio Clara, pensavo  alla citazione di G.Piovene; è incredibile come un paesaggio, una cultura, una regione possano riflettersi in un prodotto.
Sono oltre 30 le cultivar presenti nella Regione, molte delle quali autoctone e coltivate esclusivamente nel territorio marchigiano.

Quindi ancora una volta le Marche mirano e fanno centro.
Daniele Paci è il fondatore di una piccola cooperativa di produttori di Olio con la O maiuscola che curano amorevolmente, olio  Clara.
Già il fatto di dare  un nome al proprio prodotto, la dice lunga, soprattutto se poi si tratta del nome della mamma.
Ecco le parole di chi produce Clara
"Il Consorzio Clara nasce con l’intento di tutelare e valorizzare il patrimonio olivicolo della Regione Marche. Curiamo con dedizione coltivazioni biologiche mono varietali a rischio di erosione genetica dalle quali ricaviamo olio extravergine di oliva di alta qualità dalle elevate proprietà organolettiche e identità gustative uniche."
Non mi è possibile trasmettere il profumo e l'intensità di questo olio ma se volete far fare al vostro 
palato un giro sull'otto volante cercate Clara, difficile non notarla, vista la sua elegante veste.
Ho voluto presentarvi questo Olio con la realizzazione di un piatto povero della tradizione
contadina marchigiana, il pappafrullo, questo sconosciuto; una ricetta semplice ma piena di peculiarità,
una focaccia fatta con la farina di mais, altro prodotto importante e fondamentale che ha sfamato per 
tanti anni la gente di campagna e che oggi a volte compare sulle nostre tavola spesso solo come
 polenta.
Il pappafrullo semplicemente è una crescia o focaccia fatta con  farina di mais, acqua  e sale, cotta
direttamente sui mattoni del focolare, mescolata con le erbe di campo ripassate in padella con olio aglio
 e peperoncino.

Ecco  la mia rivisitazione del pappafrullo , ho reso la focaccia più "leggera", utilizzato un mix di farine,
 aggiunto un po' di lievito ed lasciato maturare l'impasto per 24 ore.









Ingredienti
per la focaccia o "crescia"
  • 350 g di farina 0 per pane
  • 150 g di farina di mais
  • 350 ml di acqua
  • 2 g di lievito di birra
  • 20 g di sale
  • olio extra vergine di oliva Olio Clara
  • erbe spontanee rugni, crispigne, malva, pimpinella...lessate e ripassate in padella con aglio e peperoncino.

Pimpinella, malva.







Rugni



















In una ciotola mescolare le farine e aggiungere lievito di birra, l'acqua e il sale, mescolare con un cucchiaio di legno il tempo necessario per far assorbire l'acqua, praticamente per una manciata di secondi. Il classico e conosciutissimo metodo "senza impasto".
Copriamo la ciotola con un telo o pellicola e lasciamo maturare l'impasto a temperatura ambiente per circa 16 ore.
Trascorso il tempo previsto facciamo una serie di pieghe a tre, arrotondiamo a palla e lasciamo riposare per 1 ora, poi di nuovo una serie di pieghe, riposo per 30 minuti e poi stendiamo con le mani in una teglia e attendiamo che raddoppi il suo volume ( ci vorranno circa 2 ore).
Forno 190° ventilato per circa 30 minuti, con l'accortezza di mettere il forno in fessura negli ultimi 10 minuti di cottura.
Preparazione del pappafrullo:
semplicemente tagliare la focaccia tostarla in forno e mescolarla con le erbe, ripassate in padella con aglio e peperoncino, il tutto condito generosamente con olio Clara.

venerdì 23 ottobre 2015

Perle di Vino e visciole in trappola di cioccolato

Felicissima perchè la ricetta è stata scelta da Loretta Fanella tra le 10 finaliste del contest e soprattutto strafelice per aver conquistato il secondo posto.
Ancora grazie all'associazione AIFB e DolcementePIsa , qui i vincitori.


Amato dal grande Duca di Urbino, Federico da Montefeltro che
 quasi non beveva vino se non de ciriege o de granate

E' un prodotto tutto marchigiano, molto particolare conosciuto con il bizzarro nome di Visner o impropriamente detto anche Vino di visciole, ora da un punto di vista legislativo tale termine non è regolamentare meglio vino e visciole, ma tutti lo conosco così.
cioccolatini e vino -ingrediente perduto

Tipico dell'entroterra della provincia di Pesaro e Urbino, si prepara utilizzando i 4/5 di visciole snocciolate e per 1/5 intere, pestate insieme ai noccioli, vengono poi poste in una damigiana aggiungendo zucchero e vino rosso locale, ad esempio a Pergola, dove è più diffuso utilizzano la vernaccia rossa di Pergola.


Si lascia fermentare per circa 60 giorni poi il prodotto viene filtrato e unito ad alcool a 90°, riposa diversi mesi prima di essere imbottigliato.
Gustato con il nostro ciambellone o con dolci secchi è un ottimo "vino da meditazione" .



Ingredienti

  • 200 g di cioccolato bianco oppure cioccolato fondente 70%
  • 100 ml di vino e visciole
  • 2 g di agar agar
  • 400 ml di olio di girasole

Preparazione

Prima di tutto mettiamo l'olio in un contenitore alto e stretto, andrà benissimo anche un bel bicchiere capiente, e trasferiamolo nel congelatore per 30 min.
In un pentolino scaldiamo il vino e visciole con agar agar, mescoliamo bene in modo che non si formino grumi, portiamo a bollore e cuocere per pochi minuti.
Lasciamo intiepidire per circa 15 minuti e poi con l'aiuto di una pipetta o semplicemente una di quelle siringhe belle grandi, aspiriamo la preparazione di vino e agar  e delicatamente versiamo formando delle gocce regolari nell'olio freddo.
Il contatto con l'elemento freddo permetterà la formazione di perle gelatinose che si depositeranno sul fondo del recipiente.
Poi con l'aiuto di un colino recuperiamo le perle che sciacqueremo bene sotto l'acqua corrente per poi asciugarle con un foglio di carta assorbente.

Ora passiamo al  temperaggio del cioccolato, dobbiamo scioglierlo a bagnomaria portandolo ad una temperatura di 45° poi lasciatelo raffreddare a temperatura ambiente sino a 33° mescolate sino a raggiungere i 29°, temperatura per il cioccolato bianco, mentre per il fondente arriviamo a 31°-32°.
Ora il cioccolato è stabile e lo possiamo lavorare, non faremo altro che metterlo in stampi per cioccolatini riempiendo per metà le  formine e poi con le perle riempiamo sino all'orlo, delicatamente il cioccolato le ingloberà.
Non ci resta che aspettare finché il cioccolato non si sarà indurito in modo da poter sformare i nostri cioccolatini.

Con questo dolce partecipo al contest ideato dall' Aifb in collaborazione con Dolcemente Pisa



venerdì 9 ottobre 2015

Calcioni, caciuni, cacioni dolci marchigiani con un ripieno di pecorino e zucchero che vi stupirà


E se vi dicessi pecorino e zucchero voi cosa mi rispondereste?

Veramente è proprio il caso di dire "Mai dire mai".

Infatti i calcioni, caciuni, cacioni, piconi... sono dei dolcetti tipici delle Marche del periodo pasquale, prendono il loro nome probabilmente da cacium  (cacio, formaggio) che è l'ingrediente  cardine; hanno quel sapore rinascimentale , caratterizzato da quell'equilibrio dei contrasti.
E qui il contrasto è veramente deciso.
Da quando ho saputo l'ingrediente che mi era toccato in sorte in abbinamento con il pecorino toscano dop  , non ho fatto altro che pensare a quei dolcetti che mia nonna faceva quando ero ancora una bimbetta, mi ricordavo il sapore, quel bizzarro accostamento tra il sapido del pecorino con il dolce dello zucchero e l' agrumato sentore di  scorza di limone. 
E' sorprende vedere quante ricette ruotano attorno ad un prodotto come il pecorino, un ingrediente che muta e si evolve con il passar del tempo, che da delicato e burroso si trasforma in pungente saporito e piccante, solo la maestria, la necessità di sfruttare al massimo un prodotto, tipico delle nostre nonne  maghe dell'arrangiarsi, poteva portare a questo risultato.
Entrambi  i miei nonni erano pastori, e di pecorino ne ho veramente visto tanto durante la mia prima infanzia e tanti sono i modi in cui li ho mangiato.
Di questi dolcetti però nessuna traccia  in nessun ricettario o foglietto volante, ma li ricordo bene.
E' incredibile quello che puo' ricordare il palato, anche a distanza di anni, ci sono sapori, profumi che non si dimenticano facilmente, che fanno parte di te.

Quindi mi sono decisa ed ho iniziato a fare delle ricerche e prove su prove; una volta era la sfoglia che non mi convinceva e poi il ripieno troppo "limonoso", poco zucchero... in effetti mi ci è voluto un po' ma  finalmente li ho ritrovati.






Dosi per circa 40 cacioni


Per la sfoglia
  • 250 g farina
  • 2 uova intere
  • 50 g zucchero
Per il ripieno


Preparazione
Iniziamo con il preparare il ripieno, in una ciotola capiente mescoliamo i due formaggi grattugiati, aggiungere lo zucchero il succo e la scorza di limonee le due uova leggermente sbattute.
Mescolare bene e lasciamo "maturare" il ripieno riponendolo in frigo.

Per la sfoglia
Semplicemente mescoliamo la farina con le uova sbattute e lo zucchero, formiamo un panetto copriamo con la pellicola e lasciamo riposare in frigo per almeno 30 minuti.
Ora stendiamo la sfoglia, non è facilissimo stenderla , se avete una sfogliatrice, detta anche nonna Papera, tutto sarà più semplice, cerchiamo di ottenere una sfoglia il più sottile possibile.
Con l'aiuto di un coppa pasta o meglio ancora con il meraviglioso taglia biscotti delle nonne, il semplice ed efficace bicchiere, ritagliamo dei cerchi del diametro di circa 8 cm.



Disponiamo su ogni disco di pasta un bel cucchiaino di ripieno, deve essere bello "ciccioso", chiudiamo a mezzaluna ripiegando la pasta e sigilliamo i bordi con i rebbi di una forchetta.



Posizioniamo su di una  teglia con carta forno, pennelliamo la superficie con un composto di tuorlo e panna, con una forbice pratichiamo 2 tagli creando un'apertura a croce, tipica di questo dolce.



Cottura
forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti,  si devono dorare in superficie ed il ripieno deve venir fuori effetto "vulcano".



Con questa ricetta partecipo al Challenge “Mai Dire Mai” ideato dall’Aifb e dal  Consorzio del Pecorino Toscano Dop12  erano gli ingredienti da abbinare al pecorino,  la sorte ha scelto per me e Coralba  del blog Due cuori e una lasagna  lo zucchero.
Io e Coralba ci siamo sentite spesso, le "sfide" servono anche a questo, a conoscere persone con i tuoi stessi interessi, scambiarsi opinioni, pareri e soprattutto a superare le ansie; come dice quel detto.."mal comune mezzo gaudio".
E' stato un piacere  conoscerti Coralba.

venerdì 25 settembre 2015

Sughetti, sciughitti marchigiani, ovvero polenta dolce con mosto e noci

Ormai è tempo di vendemmia,  le foglie iniziano a cambiar colore, anche il granoturco si va raccogliendo... quindi il mosto c'è,  la farina per la polenta  pure, allora è il momento degli sughetti,  o sciughitti marchigiani.
Si tratta semplicemente di una polenta dolce, dove l'acqua viene sostituita dal mosto appena fatto, alla quale si aggiungono le noci, meglio ancora  se fresche.




per il mosto utilizzate uva da vino, se la trovate usate anche un po' d'uva fragola, ne basta veramente un piccolo grappolo per regalare alla preparazione una dolcezza e un profumo unici.


Ingredienti


Preparazione
Schiacciate l'uva con l'aiuto di un passa verdure, meglio ancora se avete un estrattore.
Il mosto ottenuto va filtrato e fatto bollire a fuoco vivace, fino a che non si riduce almeno di un terzo.
A questo punto filtriamo di nuovo il mosto cotto e lasciamo raffreddare, in genere si fa il giorno prima, oppure, aspettate che si raffreddi.
Lo rimettiamo sul fuoco, quando si è riscaldato bene iniziamo a versare a pioggia la farina di granoturco e mescoliamo come si fa per la polenta, cuocerà per circa 30 minuti,( regolatevi in base alla farina che utilizzerete) se risultasse troppo dura aggiungiamo un po' di mosto, al contrario metteremo altra farina.
Il risultato finale sarà una crema densa e lucida.
Uniamo le noci tritate grossolanamente e mescoliamo.
Versiamo la crema in una teglia bassa e larga leggermente unta e lasciamo raffreddare, si trasformerà in una mattonella gelatinosa che poi taglieremo a quadratini per gustare come piccoli "cioccolatini".
Mi raccomando mangiare quando il tutto si è raffreddato.


Con questa ricetta partecipo al concorso: Ti senti Cuoco o Pasticciere?"



lunedì 21 settembre 2015

Ciammellotto al cioccolato, ovvero ciambellone rustico marchigiano

Ciambellone, ciammella, ciammellotto...qualunque sia il suo nome è forse il dolce più conosciuto ed apprezzato in tutta la regione Marche.
Il dolce della domenica, ma una fetta di ciammella profumata col Varnelli non poteva mancare in occasione della trebbiatura; ottimo anche per accompagnare, durante la vendemmia un po' di acquaticcio, era sempre lui, che una volta sfornata una teglia di  vincisgrassi e una stanata di carne , la vergara lo preparava per sfruttare il calore residuo del forno a legna.
C'è quello dalla forma classica il ciammellone semplice, oppure reso più goloso dall'aggiunta di uvetta, gocce di cioccolato, c'è il ciammellotto rustico, praticamente un biscottone secco da inzuppo, nel latte nel thè ma mi dicono che la morte sua sia con il vin cotto;  non può mancare la ciammella morbida che poi diventa, con l'inserimento della ricotta, la ciammella alla ricotta.
Quello che vi propongo oggi è il ciammellotto di casa mia, reso goloso grazie ad una generosa spalmata di crema alle nocciole e cacao.
Ho semplicemente tolto un po' di zucchero dalla vecchia ricetta per compensare il ricco ripieno.
Si tratta veramente di un dolce semplicissimo, ottimo per la prima colazione.






Ingredienti

  • 2 uova intere (circa 110 g in totale)
  • 100 g zucchero semolato
  • 100 g di burro fuso ma non bollente
  • 75 ml di latte intero fresco
  • 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia o i semini di una bacca
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 500 g di farina 00 
  • crema di nocciole a piacere ( ma potrebbe essere anche confettura..)
  • latte per la superficie
  • zucchero in granella

Preparazione
In una ciotola rompete le uova unite lo zucchero e mescolate con una frusta, aggiungete ora il burro fuso, mi raccomando non deve essere bollente; poi di seguito il latte, la vaniglia, sempre utilizzando la frusta affinché l'impasto diventi omogeneo.
A parte mescoliamo e setacciamo la farina con il lievito, poi uniamo al resto dell'impasto già preparato.
Ne risulterà un composto piuttosto sodo, simile ad una classica frolla, che con l'aiuto di un foglio di carta forno e del mattarello stenderemo allo spessore di circa 1/2 cm cercando di realizzare un rettangolo.
Ora non resta che spalmare la crema scelta, in uno strato uniforme  lasciando uno spazio libero tutto intorno, considerando che andremo ad avvolgere il tutto.



 formando un rotolo con la chiusura posizionata sotto.




Poi con un po' di latte pennelliamo la superficie e decoriamo con zucchero a granella.



Cottura

Forno preriscaldato a 170° per 35 minuti circa.
Allora che aspettate?

lunedì 24 agosto 2015

Ensaimadas di Maiorca, una soffice brioche a forma di chiocciola per "Tutti i colori dell'expo"


E' da un sacco di tempo che avevo in mente di fare queste meravigliose ensaimadas, una chiocciola "spagnola", una brioche  sofficiosa imbiancata da una generosa nevicata di zucchero a velo.

L'ensaimada è un dolce tipico dell'isola di Maiorca, dalla caratteristica forma a chiocciola che si presenta sia all'esterno che all'interno del prodotto, tra gli ingredienti lo strutto è quello che caratterizza il dolce, da cui prende anche il nome e cioè saim che in catalano significa strutto.
Un dolce etereo, non scherzo, veramente è leggerissimo e morbido, da tuffarcisi.
Quale migliore occasione per  provare la nuova linea di farine del Molino Dallagiovanna, la Linea Uniqua , 5 colori per produrre qualsiasi tipo di preparazione.

Io ho scelto per questo lievitato di miscelare la Blu adatta a impasti che prevedono lunghe lievitazioni e la Rossa integrale  per conferire al prodotto finale un sapore autentico e rustico.
Devo ammettere che il risultato mi ha davvero sorpreso, un impasto estremamente elastico ed estensibile, caratteristica fondamentale per questa ricetta, un lievitato leggero e incredibilmente soffice.


























Prima di presentarvi la ricetta vorrei spendere due parole  a favore dello strutto, questo grasso animale spesso maltrattato e additato come grasso abominevole; sicuramente non fa benissimo, come non fa bene l'uso smisurato di tutti i grassi in genere; noterete  però che per molte ricette della tradizione, soprattutto dell'italia centro meridionale, è un ingrediente fondamentale, vogliamo parlare delle sfoiatelle napoletane, la pastiera, il casatiello,  e la piadina, la crescia coi grasselli delle Marche; e poi avete mai provato ad usarlo per friggere? Insomma in passato era  molto usato e secondo me, almeno una volta la ricetta va fatta come tradizione vuole, poi magari in un secondo momento possiamo sostituire lo strutto con altri grassi più salutari, ma se volete provare le ensaimadas vi prego almeno una volta fatele con lo strutto.

Ho scelto di utilizzare un preimpasto come il poolish e una lunga lievitazione in frigo per un risultato fenomenale, poco lievito, per un i mpasto ricco con uova e zucchero, una farina in grado di sostenere una lunga maturazione e voilà!
La mia ricetta è nata dalla fusione di diverse preparazioni trovate sul web con alcune mie modifiche e procedimenti acquisiti nei vari corsi che ho seguito, soprattutto grazie alle nozioni acquisite frequentando  Adriano e Paoletta.

Ingredienti per 4 pezzi


Per il poolish    (qui trovate tutte le mie ricette in cui è prevista la preparazione di questo preimpasto)

Per l'impasto finale

  • il poolish preparato più

  • 250 g di farina Uniqua Blu tipo 1
  • 15 g di farina Uniqua Rossa  tipo 1
  • 60 g di zucchero
  • la punta di un cucchiaino di malto
  • 2 uova intere
  • 30 ml di olio extra vergine di oliva
  • 100 g di strutto
  • sale un pizzico
  • zucchero a velo per la superficie
A piacere per farcire
lamponi, more, zucchero di canna, gocce di cioccolato ecc ecc.




Prepariamo il poolish

Mescoliamo in una ciotola l'acqua, il lievito, malto e la farina, otterremo una pastella piuttosto morbida, copriamo con pellicola e facciamo maturare per 90 min.

Trascorso il tempo necessario mettiamo il poolish nella ciotola dell'impastatrice, aggiungiamo qualche cucchiaio di farina e iniziamo a lavorare con il gancio, quando l'impasto si asciuga uniamo un uovo seguito da metà zucchero e un po' di farina, poi di nuovo l'altro uovo il restante zucchero il sale e la farina rimasta, lasciamo lavorare la macchina e quando l'impasto diventa consistente uniamo a filo l'olio extra vergine.
Dovremo lavorare l'impasto per circa 10 min con il gancio o comunque fino ad ottenere un composto morbido e liscio.

Ungere una ciotola con olio e adagiarvi l'impasto ottenuto avvolto a palla, copriamo con la pellicola e lasciamo riposare per 30 min. poi trasferiamo in frigo sino al mattino successivo.


La mattina tiriamo fuori l'impasto e lasciamolo acclimatare a temperatura ambiente per circa 1 ora.

Ora dividiamolo in 4 parti del perso circa di 160 g cadauno.


Ungere leggermente con olio la tavola o un piano di marmo, stendere con il mattarello l'impasto a formare una piccola lingua di pasta, a questo punto spalmiamo, usando le mani lo strutto, ne utilizzeremo 25 g per pezzo.



Ora iniziamo a tirare la pasta da tutti i lati, vedrete che il vostro impasto sarà molto elastico e riuscirete a renderlo sottile, sottile.




Tagliate una striscia d'impasto e mettetela su di un lato, vi servirà per fermare un eventuale ripieno o semplicemente per aiutarvi ad arrotolare.



Io ne ho fatta una nature, un'altra solo con un po' di zucchero di canna, poi con le gocce di cioccolato e l'ultima zucchero di canna more e lamponi.


Arrotolate bene sino a formare un lungo salamino.


Arrotolate a chiocciola, lasciando un po' di spazio tra una spira e l'altra, posizionate su una teglia rivestita di carta forno


 e coprite con pellicola, lasciate lievitare sino al raddoppio.




Preriscaldare il forno a 175 ° ventilato , infornare e cuocere per circa 15 minuti, o fino a colorazione della chiocciola.

Appena sfornate  copriamole con una pioggia  abbondante di zucchero a velo



Con questa ricetta partecipo al contest 




indetto da Cucina Semplicemente in collaborazione con Farina UNIQUA del Molino Dallagiovanna 



E riprendo anche a partecipare a questa bellissima raccolta alla quale sono particolarmente affezionata.

Questa ricetta la porto alla raccolta di Panissimo #33, la raccolta mensile di Sandra Barbara, questo mese ospitata da Sandra
finale di stagione

giovedì 20 agosto 2015

Essiccare gli odori (sedano, carota, cipolla...) per l'inverno.

Ebbene si ho acquistato l'essiccatore!


Affascinata dal mondo profumato di erbe, aromi, ortaggi , frutta e... chi più ne ha più ne metta; ho deciso di avventurarmi nel mondo dell'essiccazione casalinga.
Sto facendo diversi esperimenti e mi sento come una bimba con un giochino nuovo che prova, prova e riprova, senza mai stancarsi.
Ed ecco qua un bel barattolino colorato con il suo contenuto dall'odore intenso, utilissimo soprattutto nella stagione invernale.
Dopo i pomodori secchi , buonissimi tra l'altro, mi sono tuffata nel mondo colorato dei prodotti dell'orto.



In questo periodo chi ha la possibilità di coltivare un piccolo orticello, magari anche sul balcone, si trova il cestino pieno di profumi e odori: carote, cipolla, sedano, aglio...
Insomma i classici "odori" per il soffritto che possiamo congelare oppure essiccare.
Comodo il barattolino colorato con il suo contenuto dal profumo intenso, utilissimo per dare un tocco in più ad una semplice salsa al pomodoro, oppure per fare un veloce brodo di verdure o ancora per aromatizzare il fondo di un arrosto
L'essiccazione è un metodo naturale che ci permette di conservare diversi prodotti, praticato sin dall'antichità, sottrae l'acqua agli alimenti riducendone il contenuto ad una piccola percentuale e permettendo così la loro conservazione.
Ci sono metodi naturali come l'esposizione al sole, adatto a chi abita in zone con clima particolarmente caldo, oppure ci si può aiutare con il forno o ancora si trovano anche degli essiccatori per uso casalingo.


Ingredienti:
  • carote
  • sedano
  • aglio
  • cipolla
  • e tutto quello che più vi piace

Procedimento:
lavare bene le verdure, asciugarle e tagliare in pezzi piuttosto regolari e abbastanza sottili.
Disponetele in modo uniforme nei cestelli dell'essiccatore senza sovrapporli e procedete all'essiccazione.



 Carote, sedano e aglio.















Cipolla rossa di tropea.












Per i tempi dovrete fare riferimento alle istruzioni del vostro apparecchio, io ne ho preso uno molto semplice con un termostato che permette di regolare la temperatura e la durata del trattamento.
Questo è il link  dove ho fatto l'acquistato.

A presto con la prossima puntata sull'essiccazione!!!






lunedì 20 luglio 2015

Oleolito alla lavanda rimedio contro le punture d'insetto e tanto altro


lavanda e ape-ingrediente perduto




Questa volta vi propongo una ricetta che però non gusterete, ma che vi sarà molto utile in questo periodo purtroppo affollato da zanzare ed altri "simpatici" animaletti.

oleolito lavanda-ingrediente perduto

Si tratta dell' oleolito alla lavanda  utile per lenire il prurito in seguito a puntura d'insetto e per dare sollievo ad una pelle arrossata.
 Ringrazio il mio amico Claudio (uomo dalle mani d'oro) che mi ha consigliato la "ricetta".

Alcune notizie sulla lavanda le ho trovate in questo bellissimo sito al quale vi rimando.


Raccogliete i fiori di lavanda preferibilmente appena fioriti, ma in mancanza potete usare anche quelli secchi che trovate in erboristeria.

Vi serviranno





  • 250 ml olio mandorle dolci  o di girasole bio
  • 100 g fiori lavanda
mettete tutto a macerare per 30 g in un luogo buio e asciutto, agitando il barattolo almeno una volta al giorno, va benissimo dentro la vostra dispensa.



Dopo un mese dovete filtrare il tutto due volte attraverso l'uso di una garza fine fine,  la prima volta lasciate percolare naturalmente il liquido e poi strizzate un po' i fiorellini di lavanda, se avete usato i fiori freschi dovete lasciare decantare il filtrato coperto per almeno 24 ore in modo poi da poter dividere
l' oleolito dall'acqua formatasi come deposito sul fondo;  poi procedete con la seconda filtrazione.
Travasate in un contenitore di vetro scuro, io in genere utilizzo la boccetta dell'olio di mandorle dolci.





venerdì 10 luglio 2015

Zuppa fredda di barbabietole rosse e kefir o meglio Saltibarsciai direttamente dalla Lituania



Della barbabietola rossa mi piace la sua dolcezza e al tempo stesso anche la sua terrosità, l'adoro per il contrasto che sprigiona in bocca quando la si abbina col salato e l'acidulo.


Saltibarsciai-zuppa fredda-ingrediente perduto
Aggiungi didascalia

Ed è proprio qui in questa zuppa fredda della Lituania, la Saltibarsciai che l'acidula freschezza del kefir s'incontra con la dolcezza della barbabietola, in compagnia di cetrioli, erba cipollina e uova sode.
Unico neo l'aneto che non ho...
Le  mie barbabietole nell'orto sono già pronte per essere raccolte, non so voi ma io le adoro, e dopo averle comprate per tutto l'inverno, parlo di  quelle già cotte nella busta sottovuoto; ho deciso di regalare una bustina di semi alla mia mamma e eccole qua.....no decisamente non c'è paragone.





Di solito le mangio semplicemente condite con olio e sale; poi ho provato gli gnocchi rosa di semolino con cremina al gorgonzola, ora avevo voglia di provare altro....rapida ricerca su internet e ecco che trovo la saltibarsciai.



La barbabietola rossa appartiene alla famiglia delle Chenopodacee.Esistono diversi tipi di barbabietola: quella da zucchero, quella bianca ecc e poi nel nostro caso la rossa, ortaggi non molto utilizzati nella nostra cucina ed è un vero peccato, sono un vero concentrato di sostanze benefiche:
  • fibre, sali minerali tra cui ferro e sodio, vitamine del gruppo b, vitamina c, antiossidanti, tanta acqua e poche calorie.
  • L’intenso colore rosso è dovuto alla forte concentrazione di betanina e dall’antociano.
  •  Il succo di barbabietola rossa è utilizzato come colorante naturale nell’industria alimentare.



Ingredienti per 4 persone

  • 500 g di barbabietole rosse
  • 500 ml di kefir
  • 2 cetrioli medi
  • 4 uova sode
  • erba cipollina ( nella ricetta originale aneto)
  • sale e pepe qb
Preparazione

lavate le barbabietole e procedete alla lessatura, i tempi dipendono da quanto sono grandi comunque basta inserire uno stecchino nella polpa per verificarne la cottura.
Una volta cotte scolatele lasciatele raffreddare poi pelatele e grattugiatele con  grattugia a fori larghi, mi raccomando non gettate  l'acqua di cottura.

Ora non vi resta che stemperare il kefir con un po' dell'acqua violacea ormai fredda e aggiungere le barbabietole grattugiate, il cetriolo a cubettini, aggiustare di sale e pepe.
Tenerla in frigorifero in attesa di gustarla.
Quando la servite unite l'albume e il tuorlo sodi finemente tritati e fili di erba cipollina.
 Fresca, colorata e gustosa, spesso si  accompagna a calde patate lessate.

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