Tornare a sentire quel profumo, quel sapore, che ci riporta indietro nel tempo e che ci fa sentire a casa ovunque noi siamo.

sabato 16 luglio 2016

Fave in porchetta, piatto della tradizione marchigiana




La socia Giuliana Fabris ci racconta la storia della Porchetta, festeggiamo così questa  giornata del Calendario del cibo italiano Aifb dedicata ad una delle preparazioni più saporite del centro Italia.
Quando pensiamo alla porchetta subito ci viene in mente un bel panino croccante imbottito di quel meraviglioso maiale insaporito con il finocchietto, ma in realtà in porchetta si possono fare diversi piatti e non in tutti è prevista la carne.


Nelle Marche abbiamo diverse preparazioni, famoso il coniglio che praticamente viene imbottito di un  trito costituito dalle sue frattaglie , aglio, pancetta e dose abbondante di finocchio selvatico; ma in porchetta ci sono anche le lumachine di mare  e non finisce qui, ci facciamo anche le fave.
Le fave in porchetta sono un tipico piatto contadino, nato dalla necessità, un modo per non buttare le fave vecchie e raggrinzite, un modo per sfruttare al massimo quello che la terra ci dà.
In genere la preparazione classica prevede l'utilizzo della pancetta che va ad insaporire insieme all'aglio e il finocchio il piatto.
Qui oggi vi propongo sia la ricetta vecchia sia quella scaturita dalla genialità di uno chef illustre marchigiano Michele Biagiola
Come afferma Michele, il profumo del finocchio selvatico stufato a lungo con  l'aglio genera l'aroma di porchetta senza necessariamente utilizzare la proteina animale.
Quindi si procede a realizzare un intingolo di porchetta vegetale, il porchettato che puo' essere utilizzato per intingere verdure o tutto ciò che volete, e secondo voi potevo resistere dal provarlo?




Ricetta della tradizione marchigiana

Ingredienti

  • 1 kg di fave fresche o 500 g di fave surgelate
  • 1 picchio di aglio
  • 1 fetta di pancetta
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • un mazzetto di finocchio selvatico
  • olio extra vergine di oliva
  • sale e pepe
Preparazione
Tritare finemente aglio e finocchio, in una padella con l'olio mettere il trito la pancetta a dadini e le fave e salare.
Mescolare bene e poi aggiungere il vino lasciamo insaporire un attimo e poi aggiungiamo un bicchiere scarso di acqua calda.
Coprire il tegame e lasciar cuocere a fiamma dolce per circa 30 minuti, o comunque sino a che le fave diventano morbide.
Se necessario aggiungere acqua, sempre calda.
a fine cottura spolverare con pepe e servire.


 Intingolo di porchetta vegetale di Michele Biagiola dal libro "Spaghetti"

  • 1 mazzetto di finocchietto selvatico
  • 50 g di aglio fresco tagliato a pezzetti vino bianco secco
  • olio extra vergine di oliva
  • sale e pepe
Preparazione
In una padella con olio, soffriggere a fiamma vivace i gambi del finocchietto, sfumare con la metà del vino, far evaporare unire l'aglio e il restante finocchio, salare e pepare; sfumare ancora con il restante vino facendolo evaporare, spegnere e tenere da parte.

Con questo intingolo lo chef arricchisce un piatto di spaghetti con verdure di stagione dorate in olio separatamente.
Io l'ho aggiunto alle fave lessate.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/porchetta.html

lunedì 11 luglio 2016

Cibo da strada Tagliatelle fritte di Monterubbiano



Il cibo da strada è un simbolo che accomuna  tutti i popoli del mondo.
Questo il mio contributo per la settimana  del calendario del cibo italiano Aifb che è in grado di sporcarti le mani  ma ti autorizza a leccarti le dita; ambasciatrice la nostra preziosa Anna Maria Pellegrino .








Le tagliatelle fritte di Monterubbiano sono una specialità marchigiana del territtorio fermano, infatti questo piccolo comune di appena 2500 abitanti circa nel mese di agosto fa festa con una sagra dedicata a questo suo prodotto tipico.
Sembra che questa ricetta sia nata da un'idea vincente di una cuoca monterubbianese, le tagliatelle sono le protagoniste  poi  tanti altri ingredienti  e c'è ne è anche uno segreto. 
Io in genere le faccio quando mi restano un po' di tagliatelle fatte a mano della mia mamma, infatti per me  è il classico piatto del riciclo, ma anche no...quindi se le tagliatelle non avanzano e non riuscite ad aspettare  ecco i vostri ingredienti

Dosi per 6 persone
  • 500 g di tagliatelle
  • 250 g di besciamella pronta ( 20 g di burro, 20 g di farina e 250 ml di latte, sale e noce moscata)
  • 200 g  di mozzarella fresca
  • 350 g di carne macinata
  • 2 uova intere
  • olio extra vergine
  • farina qb
  • pane grattugiato
  • parmigiano grattugiato
  • salsa di pomodoro come accompagnamento
  • olio di arachidi per friggere

Preparazione
in una padella larga riscaldiamo qualche cucchiaio di olio e facciamo rosolare la carne macinata, poi uniamo la besciamella e la mozzarella grattugiata finemente, continuate la cottura sino a che il composto risulti ben amalgamato.
Nel frattempo cuocere la pasta per qualche  minuto, giusto il tempo necessario per farla ammorbidire poi scolarla e unirla al composto preparato e un po' di parmigiano grattugiato.
Stendere la pasta così condita in una teglia larga e lasciarla raffreddare.
Formate delle polpette con la pasta che passerete nella farina e poi nell'uovo leggermente sbattuto e poi passatele nel pane grattugiato.
Friggere le polpette in abbondante olio, scolare e servire subito accompagnandole con la salsa al pomodoro.



Se utilizzate delle tagliatelle magari al ragù che vi sono avanzate non fate altro che mescolarle con la besciamella e un po' di mozzarella grattugiata, le lasciate raffreddare e poi procedete come sopra.

lunedì 4 luglio 2016

Oleolito di Iperico








 annusò l'erba di San Giovanni e guardò in controluce le foglioline, per osservarne i cento minuscoli trafori.Curioso, pensò: in ciascuna delle mille piccole foglioline è trapunto un minuscolo firmamento, fine come un ricamo!Hermann Hesse, Narciso e Boccadoro


Mettete un bel cappello, magari di paglia che fa tanto campagna, cestino di vimini sottobraccio e spavalde sotto il sole cocente andate a raccogliere l'erba di San Giovanni.
Una pianta meravigliosa dagli splendidi fiorellini gialli, l'hypericum perforatum,  ( perforatum perchè se osserviamo controluce le sue foglie presentano delle ghiandole che sembrano forellini, questo è anche un modo per riconoscerlo) lo troviamo un po' ovunque, e la mia si trova ai margini di un campo  di farro appena trebbiato.
Giallo come il sole, potente nella sua essenza, questo piccolo fiorellino racchiude proprietà curative note sin dall'antichità; giallo che nel giro di alcuni giorni si trasforma in rosso grazie al calore del sole impreziosendo l'olio in cui viene messo a macerare con il suo principio attivo l'ipericina.

Quindi armata di cappello e cestino sotto un sole cocente ho fatto scorte per il mio oleolito.





Oleolito



  • Fiori di Hypericum perforatum raccolti durante le ore calde della giornata
  • un barattolo con coperchio
  • olio di girasole

Tutto qui, non vi resta che separare i fiorellini dal resto della pianta, lasciarli all'ombra per qualche ora in modo che si asciughino da eventuale umidità e permettere ad animaletti vari di allontanarsi; poi li mettiamo in un vaso senza pressare molto e copriamo con l'olio, il tappo lo poniamo sopra senza sigillare e via sul davanzale della finestra più assolata per 30 giorni.
Ma ricordatevi la sera di ritirarlo per poi esporlo di nuovo il giorno dopo, ogni tanto mescolate e controllate che tutti i fiori siano ricoperti dall'olio.
Con il passare dei giorni l'olio si colorerà di rosso segno che la pianta sta rilasciando i suoi principi attivi, trascorso un mese non facciamo altro che filtrare, spremendo ben bene i fiori per poi travasare in una bottiglietta di vetro scuro. (se vedete che si forma un po' d'acqua utilizzate una siringa ed eliminatela).
Per le sue applicazioni e proprietà vi rimando a questo sito





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